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Social Network

ex sindaco vignali di parma

Chi frequenta i social network sa che è molto diffusa la figura del Klout-dipendente, la social-star che vive per ottenere sempre più follower o amici sui social network.

Si tratta di una figura talvolta patetica, talvolta interessante, ma in fondo è un segno dei tempi che viviamo: sono in molti a voler vivere i loro 5 minti di notorietà sulla rete, come diceva il grande Andy Wharol, e per ottenerli tutto è lecito.

ex sindaco vignali di parma

L’ex sindaco Vignali di Parma pagava i suoi fan sui social network e costringeva i dipendenti comunali a curare i suoi profili

L’articolo di oggi mi è stato ispirato dalla vicenda dell’ex sindaco di ParmaPiero Vignali, arrestato per una vicenda di corruzione (vicenda che peraltro ha portato al dissesto finanziario del Comune e alla conseguente vittoria del candidato del Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo).

Ebbene, della carte dell’indagine è emerso che questo personaggio arrivava a pagare numerosi cittadini perché lo seguissero su Facebook e perché scrivessero dei giudizi positivi sulla sua amministrazione. Tra l’altro anche molti dipendenti comunali erano costretti a dedicarsi all’attività di curare i profili social dell’uomo politico (e qui scatterebbe un altro inciso: se avevano così tanto tempo per dedicarsi a questo tipo di attività sui social network probabilmente sono troppi rispetto alle esigenze del Comune e dovrebbero andare a casa, ma è un altro discorso).

Ebbene, che tipo vantaggio concreto ha ricavato l’ex sindaco di Parma dall’avere così tanti seguaci sui social network? Assolutamente nessuno, si trattava solo di narcisismo.

Perché? Un fan “comprato” su Facebook non serve a nulla. Un fan è un valore quando è spontaneo, quando effettivamente è interessato, quando interagisce.

Mi fanno sorridere i profili sui social di personaggi o aziende italiane infarciti di seguaci indiani o pakistani: si vendono a basso prezzo e ci sono agenzie specializzate proprio nella vendita di questi profili.

Profili che appunto non servono a niente, se non a salire nella classifica degli influencer di Klout ma temo che la stragrande maggioranza dei politici e degli imprenditori italiani non sappia nemmeno cosa sia questo sito…

Ancora maggiore perplessità suscitano in me le persone che, per diventare social-star, mettono in piazza la propria vita privata sui social network. Tra l’altro di solito questi individui non traggono nemmeno un guadagno economico dalla loro attività, lo fanno solo per narcisismo.

Sarà vero quindi che i social network hanno cambiato la società e ci hanno resi tutti più narcisisti? Che ne pensate?

Il rapporto degli italiani con i social network

La fiducia degli italiani nelle istituzioni politiche cala sempre di più, lo rilevano tutti i sondaggi e le agenzie specializzate. Non solo, cala inevitabilmente anche il consenso e la fiducia nelle persone. Secondo dati recenti, infatti, solo un amministratore locale su tre si salva e, in particolare, riscuotono un discreto successo solo gli ultimi eletti, sintomo evidente di come gli italiani abbiano bisogno di facce nuove e fresche, soprattutto in politica.

I politici ed i social network in Italia

In Italia la voglia di partecipazione è nata anni fa grazie all’esempio di Beppe Grillo, argomento di cui abbiamo parlato qui che di fatto ha trascinato nel grande calderone un po’ tutti, dalle grandi testate giornalistiche, ai politici fino a noi comuni mortali.

Ed oggi c’è la corsa ad una “finta” comunicazione: ogni politico che si rispetti ormai non può non avere un profilo su Facebook e su Twitter. La televisione,infatti, non è ormai l’unico mezzo di comunicazione di massa utilizzata, anche se gioca e continuerà a giocare il suo ruolo chiave anche in questa campagna elettorale.

Nessuno però riesce ad usare i mezzi di comunicazione del web per lo scopo per cui sono nati, ovvero il “coinvolgimento”. Possiamo dire che in Italia ci sono pochissimi politici in grado di usare in modo costruttivo i social, molti si limitano a segnalare i propri spostamenti o a pubblicare alcuni contenuti del proprio programma. Dov’è dunque l’interazione ?

L’esempio di Obama

obama_twitter

Obama, soprattutto nell’ultima campagna elettorale, ha dimostrato come un uso strategico dei social possa portare ad un grande successo. La sua vittoria non è stata determinata solo dal numero di condivisioni su Twitter o su Facebook ma dal fatto di aver saputo sperimentare delle piattaforme alternative per coinvolgere attivamente le persone.

Non solo dunque promesse e slogan da condividere, ma l’azzeramento delle barriere e di tutte le gerarchie. Oggi chiunque riesca ad abbattere il muro che esiste tra il “noi” ed il “loro” risulta vincente. La tecnologia va usata per semplificare la vita delle persone, forse qualcosa che da noi non è ancora percepito correttamente.

L’esempio più eclatante è stato quello della realtà aumentata: un concetto spiegato bene qui ed applicata alla campagna elettorale di Obama. In pratica è possibile aggiungere degli elementi, come oggetti, al mondo circostante o sensazioni sfruttando i dispositivi mobili come smartphone e tablet e facendo uso di sensori.

In questo video l’idea originale di un video sulla raccolta fondi di Obama utilizzando una tecnologia sviluppata da Blippar

I sostenitori di Obama, inoltre, hanno molto apprezzato il fatto che, durante la campagna elettorale, siano stati realizzati video che mostravano come raggiungere il seggio per votare. Tutto ciò è stato realizzato tramite la realtà aumentata o in maniera divertente, con l’utilizzo di finti presidenti per la raccolta dei fondi.

Il consenso politico di Obama è aumentato, anche grazie ai social perchè i social sono le persone.

E gli italiani come usano i social ?

Il rapporto degli italiani con i social network
Il rapporto degli italiani con i social network

Da noi qualche tentativo è stato fatto. In particolare ci riferiamo all’estate scorsa in cui è stata lanciata una proposta come Unicavox, ovvero un social dedicato alla politica dove è possibile discutere, inviare petizioni e proporre argomenti di interesse.

Tuttavia, da noi forse il modello americano non funziona, forse perchè i social non sono entrati a pieno titolo nella nostra vita quotidiana, come si evince dall’utilizzo che se ne sta facendo anche in questa campagna elettorale.

Gli italiani, infatti, usano Twitter, Instagram e Facebook per pubblicare i propri stati d’umore, insultare qualcuno o comunicare i propri spostamenti. Nel caso in cui a questo utilizzo si aggiunga il seguire alcuni politici o le ultime tendenze, di certo non si pone la giusta attenzione al verificare le fonti o alla possibilità di avere un punto di vista diverso. Nella maggior parte dei casi, infatti, basta re-twittare e linkare il più possibile come dei meri automi, l’importante è postare il più possibile. Siamo arrivati ad un punto tale che non ci interessa più neanche se le notizie siano vere o false, nessuno le verifica più, e ciò ci fa capire che, da questo punto di vista, abbiamo ancora molto da imparare dagli americani.

Non so, dunque, se in questa campagna elettorale qualche candidato riuscirà a mettersi in evidenza aumentando il proprio consenso politico , ma grazie allo scarso livello di alfabetizzazione informatica e alle inefficienze delle tecnologie in Italia, i nostri politici potranno dormire sonni tranquilli.

beppe grillo
Beppe Grillo ha costruito un movimento politico partendo da un seguitissimo blog

Le elezioni di febbraio 2013 si avvicinano e questa volta, oltre che sulla solita televisione, la campagna elettorale sarà combattuta anche sui social network, su Facebooke e  su Twitter in particolare.

Da una parte c’è una voglia forte da parte degli italiani di informarsi, di partecipare, di capire quello che succede. Non dimentichiamoci che il vero fenomeno politico degli ultimi anni, quello di Beppe Grillo, è nato da un blog progettato dalla raffinatissima mente di Gianroberto Casaleggio, esperto di internet e comunicazione. Milioni di italiani stanno imparando ad utilizzare la rete per informarsi e capire davvero quello che succede, senza aspettare che il Minzolini di turno faccia la sua brava recita al TG1 o al TG5.

beppe grillo
Beppe Grillo ha costruito un movimento politico partendo da un seguitissimo blog

Dall’altra però c’è una classe politica assolutamente impreparata ad utilizzare i social network, che spesso vengono utilizzati in maniera piuttosto goffa. Pensiamo ai profili Twitter di tanti politici che sono pieni di follower evidentemente falsi (almeno si rivolgessero ad agenzie serie, come fa Beppe Grillo…) o ai profili Facebook dove l’interazione è assolutamente nulla. Talvolta si vuole apparire moderni e quindi si annuncia la propria salita in politica, come ha fatto Mario Monti, proprio con Twitter. E in questo caso la scelta è doppiamente goffa e priva di eleganza, molto meglio sarebbe stato che l’ex professore salvatore della patria e attualmente studente di un corso accelerato di Demagogia & Populismo for Dummies avesse fatto l’annuncio al Paese con una tradizionale conferenza stampa.

Ma quanti voti possono muovere i social network?

Probabilmente non tanti. E’ vero, il fenomeno Grillo è nato sul web, ma probabilmente è un caso più unico che raro, dovuto soprattutto alla grande carica antisistema che il comico genovese si porta dietro. E’ vero che Obama abbia conquistato la presidenza USA anche a colpi di internet, ma qui siamo in Italia e le cose funzionano diversamente. Qui si ottengono voti promettendo il posto di lavoro per il figlio (posto di lavoro che poi di solito non arriva) o con 50 euro di buoni benzina, non con una campagna Facebook o Twitter.

Il caso più eclatante è stato quello di Matteo Renzi, il candidato sconfitto alle primarie del PD. Anche ammettendo che si sia trattato di consultazioni molto lontane dall’essere regolari (in pratica hanno fatto votare solo coloro che non votavano per Renzi) la presenza di sostenitori di Matteo Renzi sui social network era preponderante ma la massa di post, tweet e altre affermazioni social a favore del candidato riformista non hanno probabilmente spostato un solo voto.

E allora che cosa ci dobbiamo aspettare da questa campagna elettorale? Se siamo un’agenzia web, specializzata in social network, possiamo provare a guadagnare un po’ di soldi vendendo profili fake come follower ai vari candidati che annaspano nel mare dei social e vogliono apparire moderni e al passo con le nuove tecnologie. Se invece non rientriamo in questa categoria, aspettiamoci un mare di polemiche, di rumore e di chiacchiere, ma poche informazioni serie.

Buona campagna elettorale….

 

 

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