Google, con una decisione che ha scatenato pesantissime discussioni in rete, ha deciso di cancellare dal suo store tutte le applicazioni che servono a bloccare la pubblicità. La casa di Mountain View ha dichiarato ufficialmente che questo stop è dovuto al mancato rispetto del regolamento da parte degli sviluppatori di queste applicazioni.
In effetti pare un po’ strano che decine e decine di sviluppatori diversi, anzi concorrenti tra di loro, abbiano deciso tutti insieme il regolamento che Google ha stabilito per poter distribuire le proprie applicazioni. E’ evidente, dunque, che si tratta di una mossa tesa a garantire a chi vive di pubblicità online la possibilità di guadagnare. Non si tratta di beneficienza, ovviamente, visto che questo mercato è dominato, con tecniche che vanno al di là dell’abuso di posizione dominante, da Google stesso. In ogni caso viene spontaneo fare due considerazioni di carattere generale.
I servizi web e mobile costano e qualcuno deve pagare il conto
E’ un tema che abbiamo già affrontato su Social2Tech in numerosi articoli: i servizi web costano. Ci sono costi per lo sviluppo (i programmatori che ci lavorano devono essere pagati), per i server, per le tasse, per la banda consumata. E qualcuno alla fine deve pagare il conto. Alcuni servizi sono a pagamento, ma nel caso dei servizi gratuiti questo conto lo pagano gli inserzionisti pubblicitari. E se troppi utenti bloccassero la pubblicità molti servizi e siti che adesso sono gratis dovrebbero chiudere o diventare a pagamento. Non ci sono terze opzioni, come si dice in logica tertium non datur.
Il rischio degli App Store
Negli ultimi anni va molto di moda il concetto di App Store, luoghi virtuali in cui gli sviluppatori caricano le applicazioni che vogliono distribuire e gli utenti le scelgono e le installano in modo semplice sui loro dispositivi. Un modello vincente, apparentemente giusto, ma in realtà pericolossimo. Perché il padrone di casa ha la possibilità di decidere cosa può essere distribuito e la facoltà di cancellare, in un momento, applicazioni e classi di applicazioni. Di fatto un web basato sugli App Store ( di qualunque marca e bandiera) è meno libero di un ecosistema in cui tutti sviluppano, distribuiscano e installano quello che meglio credono, lasciando a ognuno la facoltà di scelta.