La campagna elettorale vista dai social network
Le elezioni di febbraio 2013 si avvicinano e questa volta, oltre che sulla solita televisione, la campagna elettorale sarà combattuta anche sui social network, su Facebooke e su Twitter in particolare.
Da una parte c’è una voglia forte da parte degli italiani di informarsi, di partecipare, di capire quello che succede. Non dimentichiamoci che il vero fenomeno politico degli ultimi anni, quello di Beppe Grillo, è nato da un blog progettato dalla raffinatissima mente di Gianroberto Casaleggio, esperto di internet e comunicazione. Milioni di italiani stanno imparando ad utilizzare la rete per informarsi e capire davvero quello che succede, senza aspettare che il Minzolini di turno faccia la sua brava recita al TG1 o al TG5.

Dall’altra però c’è una classe politica assolutamente impreparata ad utilizzare i social network, che spesso vengono utilizzati in maniera piuttosto goffa. Pensiamo ai profili Twitter di tanti politici che sono pieni di follower evidentemente falsi (almeno si rivolgessero ad agenzie serie, come fa Beppe Grillo…) o ai profili Facebook dove l’interazione è assolutamente nulla. Talvolta si vuole apparire moderni e quindi si annuncia la propria salita in politica, come ha fatto Mario Monti, proprio con Twitter. E in questo caso la scelta è doppiamente goffa e priva di eleganza, molto meglio sarebbe stato che l’ex professore salvatore della patria e attualmente studente di un corso accelerato di Demagogia & Populismo for Dummies avesse fatto l’annuncio al Paese con una tradizionale conferenza stampa.
Ma quanti voti possono muovere i social network?
Probabilmente non tanti. E’ vero, il fenomeno Grillo è nato sul web, ma probabilmente è un caso più unico che raro, dovuto soprattutto alla grande carica antisistema che il comico genovese si porta dietro. E’ vero che Obama abbia conquistato la presidenza USA anche a colpi di internet, ma qui siamo in Italia e le cose funzionano diversamente. Qui si ottengono voti promettendo il posto di lavoro per il figlio (posto di lavoro che poi di solito non arriva) o con 50 euro di buoni benzina, non con una campagna Facebook o Twitter.
Il caso più eclatante è stato quello di Matteo Renzi, il candidato sconfitto alle primarie del PD. Anche ammettendo che si sia trattato di consultazioni molto lontane dall’essere regolari (in pratica hanno fatto votare solo coloro che non votavano per Renzi) la presenza di sostenitori di Matteo Renzi sui social network era preponderante ma la massa di post, tweet e altre affermazioni social a favore del candidato riformista non hanno probabilmente spostato un solo voto.
E allora che cosa ci dobbiamo aspettare da questa campagna elettorale? Se siamo un’agenzia web, specializzata in social network, possiamo provare a guadagnare un po’ di soldi vendendo profili fake come follower ai vari candidati che annaspano nel mare dei social e vogliono apparire moderni e al passo con le nuove tecnologie. Se invece non rientriamo in questa categoria, aspettiamoci un mare di polemiche, di rumore e di chiacchiere, ma poche informazioni serie.
Buona campagna elettorale….
Articolo molto ben scritto e ben argomentato, complimenti. In effetti pare che alcuni politici si siano affidati ad agenzie serie come Grillo con Casaleggio, altri politici e non facciamo nomi si affidano invece a persone poco competenti. Anche solo i fake follower di Grillo sono di qualità superiore ai fake follower di altri politici…