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Vincenzo Colonna

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Laureato in Informatica, si occupa da 10 anni di internet e nuove tecnonologie attraverso diverse iniziative imprenditoriali.

trading online

Il trading online è diventata una moda: se ne parla su blog e forum, si condividono link sui social, persino andando a leggere le news sulle pagine online dei quotidiani  come Repubblica o Corriere della Sera si trovano pubblicità di broker per trading online.

Le promesse associate a questa attività sono spesso molto allettanti: creare una rendita automatica subito, vivere di trading, spesso anche diventare ricchi. E’ evidente che chi punta a vendere questo tipo di servizio cerca di far passare questo messaggio. Ma è davvero così? Cosa si nasconde dietro questo tipo di attività? Una truffa, una delle tante truffe di internet? Oppure un’opportunità reale che conviene sfruttare? Oppure è solo una grande illusione?

Tutte domande più che lecite da porsi. Domande che meritano un adeguato approfondimento.

eToro è uno dei broker per forex trading più conosciuti e affidabili al mondo

Che cosa è il trading online

Fare trading online significa operare sui mercati finanziari utilizzando un broker che si raggiunge tramite internet. In pratica il broker è la nostra porta verso i mercati: ci iscriviamo, inseriamo i nostri dati, gli affidiamo i nostri soldi e poi immettiamo gli ordini che il broker esegue. Tutto tramite internet ovviamente. Presso il broker abbiamo un nostro conto di trading dove sono depositati soldi veri (eventualmente arricchiti da bonus omaggio regalati dal broker stesso). Stiamo parlando di soldi veri, soldi che ci viene richiesto di investire e che quindi dovremmo gestire nel migliore dei modi.

Ma si guadagna davvero con il trading online?

Fatta questa breve introduzione, arriva la domanda fatidica: si guadagna davvero con il trading online oppure è solo una grande truffa? E si può diventare ricchi in breve tempo? Rispondere a quest’ultima domanda è più facile, la risposta è no, ovviamente. Non esiste al mondo un metodo che consenta di diventare ricchi in poco tempo. E’ impossibile. Quindi se qualcuno vi dice che con il trading online è possibile, diffidate. Probabilmente ha intenzione di vendervi qualcosa (ebook, corsi, etc).

Ma allora è tutta una truffa?

Non possiamo dire nemmeno che si tratta di una truffa perché ci sono tanti che con il trading ci guadagnano davvero. La verità sta come sempre nel mezzo: bisogna considerare che si tratta di un’attività seria, da condurre con metodologie serie, in modo preparato e consapevole. E’ un’attività che ha un rischio intrinseco molto elevato e che può portare a perdite.

In effetti con il trading online si guadagna quando si riesce a prevedere l’andamento futuro dei mercati e si perdono soldi se invece si sbagliano previsioni. Quindi prima di cominciare a fare trading online ti dovresti chiedere se sei in grado di prevedere l’andamento dei mercati. Altrimenti, meglio lasciare perdere ed evitare di gettare al vento i propri soldi. Oppure, se proprio si vuole fare trading, mettersi a studiare il funzionamento dei mercati, in rete ci sono davvero tante risorse gratuite come ad esempio Forex Italia che spiegano chiaramente come si fa trading sul forex o su altri mercati finanziari (azioni, materie prime, indici).

Inoltre, è bene ricordarsi sempre prima di scegliere il broker che sia stato autorizzato dalla CONSOB: solo un broker regolamentato garantisce l’onestà e l’affidabilità, condizioni indispensabili per riuscire a guadagnare qualcosa e, soprattutto, per evitare le truffe.

Solo con una preparazione adeguata si può sperare di fare dei profitti. E comunque non si può pretendere di cominciare a operare sui mercati e ottenere da subito dei risultati concreti. Ci vuole un periodo di rodaggio, bisogna attendere di entrare bene nei meccanismi. Per questo è consigliabile di non cominciare da subito con i soldi veri, ma attendere il tempo necessario a comprendere tutto. E comunque anche se si opera con saggezza e professionalità, con broker  onesti, con tutte le condizioni migliori, è sempre possibile perdere i propri soldi.

Quindi  se proprio vuoi fare trading, oltre a prepararti adeguatamente, devi stare attento a quello che investi. Non investire mai grosse cifre in questo tipo di attività e comunque mai soldi che non potresti permetterti di perdere. Considera quest’attività come un hobby impegnativo, un hobby che richiede molto studio e che forse potrebbe portarti dei profitti. Forse…

wavii

Google riesce ancora una volta a battere sul tempo i suoi concorrenti. Ha messo le mani sull’innovativa start up Wavii che detiene una tecnologia molto avanzata per l’estrazione di riassunti da news e flussi di informazioni provenienti dai social network. Il punto di forza dell’azienda, pagata 30 milioni di dollari in contanti, sta tutto nei suoi algoritmi.

waviiIntegrando machine learning ed elaborazione del linguaggio naturale, i fondatori della start up erano riusciti ad elaborare algoritmi molto efficienti nell’estrazione di informazione da grandi moli di dati testuali.

E Google non si è fatta scappare l’occasione di acquistare questa nuova tecnologia, forte anche delle sue immense riserve di liquidità. Alla start up era interessata anche Apple che puntava ad un’integrazione forte con Siri. Ancora una volta, purtroppo, Tim Cook ha dimostrato la sua inadeguatezza, facendosi scippare la preda sotto il naso dal Moloch di Mountain View.

A questo punto è possibile che Google migliori ancora di più il flusso di notizie per tablet e smartphone ma probabilmente i progetti sono ancora più ambiziosi. Il team di sviluppo di Wavii, infatti, sarà integrato direttamente nel gruppo del Knowledge Graph, la tecnologia semantica di Google che punta a fornire, direttamente nelle serp, le risposte alle domande degli utenti.

Già adesso, ad esempio, se si cerca il nome di un personaggio famoso, è molto probabile che appaia una scheda, tratta da Wikipedia, con i dati più importanti di quel personaggio.

Se si procede su questa strada, l’utente troverà in Google tutte le risposte mentre i siti web indipendenti, soprattutto se medi o piccoli, riceveranno sempre meno visitatori e quindi guadagneranno meno e quindi saranno meno incentivati a produrre contenuti di qualità.

Google deve stare attenta: è vero che con questa strategia riesce a guadagnare di più, ma è anche vero che Google non produce direttamente i contenuti e quindi il suo successo dipende anche dal lavoro che fanno i webmaster indipendenti.

google maps roma

Google Maps è uno di quei prodotti di Google che ormai fanno parte della nostra vita quotidiana. Quante volte lo consultiamo prima di recerci un un posto? Probabilmente non potremmo farne a meno, ormai. Ed è anche un’eccellente fonte di pubblicità per Google perché può inserire annunci pubblicitari geolocalizzati, cliccatissimi dagli utenti.

google maps roma

Di solito i percorsi calcolati sono adatti alle automobili o ai pedoni, mentre i risultati per i mezzi pubblici sono poco attendibili. Ebbene, da oggi Google Maps ha mappato in modo completo il trasporto pubblico di Roma. Sarà quindi possibile pianificare gli spostamenti nella capitale utilizzando Google Maps.

I dati sono impressionanti: sono state mappate più di 10.000 fermate, 500 linee di trasporto pubblico locale di superficie, 1.600 diversi percorsi e più di 45.000 corse giornaliere.

Dobbiamo dare atto, almeno in questo caso, all’azienda di Mountain View di aver creato un servizio davvero utile per i cittadini e i tanti turisti che ogni anno visitano Roma. Insomma, in questo caso possiamo fare a Google i complimenti, sembra quasi un ritorno alle origini quando il Moloch di Mountain View seguiva davvero il motto “don’t be evil“.

Certo dobbiamo concludere che il servizio potrebbe essere poco affidabile: non per colpa del software ma perché in effetti il trasporto pubblico di superficie a Roma lascia molto, molto a desiderare…

problemi tecnici iphone

Arriva dalla Cina la notizia di nuovi guai per Apple, dopo i problemi finanziari che rischiano di costare la comoda poltrona di CEO a Tim Cook (ne abbiamo parlato in questo articolo) pare che ci siano anche problemi di natura tecnica. La Foxonn, l’azienda che produce assembla i dispositivi della mela, pare si sia vista restituire ben 8 milioni di dispositivi difettosi o comunque non adatti allo standard qualitativo di Apple. Un danno immenso per l’azienda cinese, pari ad almeno 250 milioni di dollari. Probabilmente la Foxconn sta subendo un calo di produttività e qualità ma questo significa che i prodotti Apple arriveranno sul mercato con un livello qualitativo inferiore a quello del passato. E visto che il prezzo rimane elevatissimo, i consumatori si dirigeranno rapidamente verso i prodotti della concorrenza, erodendo ulteriormente le quote di mercato di Apple.

problemi tecnici iphone

E se tutto questo non basta, anche l’iPhona 5S, il prossimo modello di melefonino che gli appassionati stanno aspettando da tempo, presenterebbe problemi tecnici di difficile soluzione. In particolare uno dei dispositivi più innovativi che sono stati introdotti nello smartphone, il lettore di impronte digitali, non funziona bene. Secondo alcune indiscrezioni sarebbe colpa del calo qualitativo della Foxconn, secondo altre i problemi risiedono nella progettazione tecnica.

In ogni caso, il risultato è lo stesso: si allontana sempre di più il lancio dell’iPhone 5S che potrebbe salvare i conti di Apple e quindi, almeno temporaneamente, la traballante poltrona di Tim Cook. Probabilmente non è solo il genio creativo di Steve Jobs che manca, ma anche il suo proverbiale caratteraccio, capace di far marciare al massimo ingegneri, tecnici e progettisti.

 

android google glass

Ormai ci siamo quasi, i Google Glass stanno per arrivare sul mercato e gli sviluppatori si preparano a sfornare applicazioni che possano sfruttare questa innovativa tecnologia. Il CEO di Google, Larry Page, ha ufficialmente comunicato che i dispositivi monteranno una nuova versione di Android, appositamente modificata e ottimizzata per sfruttare al meglio le caratteristiche del nuovo dispositivo. E gli sviluppatori, ad alcuni dei quali è stato concesso di provare in anteprima gli occhiali tecnologici, si sono dimostrati entusiasti. In effettiil fatto di utilizzare Android comporta alcuni vantaggi di peso.

android google glass

Ad esempio, esiste già un’ampia esperienza di sviluppo per applicazioni che girano su sistemi Adroid e sarà più facile creareintegrazioni fra le applicazioni che funzionano sullo smartphone e quella che invece gireranno sugli occhiali. Insomma, Google si muove sempre in modo molto intelligente e con la mossa di Android, ufficialmente libero e aperto, ha creato un grande ecosistema digitale in cui si muoverà da una posizione assolutamente dominante.

Dopo tutto è la solita strategia del Moloch di Mountain View: partire da una soluzione libera, aperta, completamente gratuita per poi costruire, a poco a poco, una gabbia dorata attorno all’utente e iniziare a fare profitti. Molti profitti, come dimostrano le trimestrali d’oro che vengono sfornate a ripetizione.

Tuttavia, a parte le considerazioni di carattere filosofico, dobbiamo ammettere che i prodotti a livello tecnologico sono sempre innovativi e funzionano molto bene. Con tutti i soldi che guadagna, Google può permettersi di strapagare ingegneri e sviluppatori, ottenenendo così prodotti di altissima qualità.

E proprio gli sviluppatori che in anteprima stanno provando i Google Glass stanno dando giudizi entusiastici, sia dal punto di vista delle funzionalità che dal punto di vista dell’hardware.

Di fatto si tratta di un nuovo modo di accedere alla rete e ai servizi, anche banali. Ad esempio uno dei tester ha candidamente confessato che ormai non porta più l’orologio, visto che gli basta inclinare la testa per poter vedere l’ora. E poi sul minuscolo schermo ha sempre a disposizione tutte le notizie, personalizzate ovviamente, che gli interessano.

Unica pecca che viene fatta notare è la bassa qualità delle immagini prodotte dalla fotocamera integrata, soprattutto in condizioni di scarsa luminosità, ma probabilmente nella versione definitiva questo problema sarà risolto.

Resta da scoprire se i Google Glass diventeranno un prodotto di massa, magari capace di segnare un’ulteriore accelerazione nell’evoluzione dell’accesso all’informazione o rimarranno un prodotto di nicchia per geek. Staremo a vedere, ormai manca poco.

Tim Cook con Steve Jobs

Serpeggia malumore, molto malumore tra gli azionisti Apple, soprattutto tra i grandi investitori. Il perché è presto detto: il prezzo delle azioni è passato da 700 a 390 dollari in appena nove mesi. Una perdita di valore verticale che ha costretto molti di coloro che avevano avuto fiducia in Apple a mettere a bilancio perdite pesantissime. Tra l’altro, a causa di questo crollo azionario, l’azienda ha perso anche l’ambitissimo scettro della massima capitalizzazione di Wall Street.

Tim Cook con Steve Jobs

Tim Cook con il suo grande predecessore, Steve Jobs

Ed è in questo contesto che si vanno diffondendo sempre di più le voci secondo cui il Consiglio di Amministrazione di Apple si appresterebbe a dare il benservito a Tim Cook, l’uomo a cui era stata affidata la difficile missione di traghettare l’azienda della mela morsicata nell’era post Steve Jobs.

Tuttavia il passaggio non è stato indolore, malgrado lo stesso Jobs abbia lasciato numerosi progetti e idee per il futuro. Il problema però non sta nella figura di Tim Cook che è un buon amministratore. Il fatto è che per guidare un’azienda come Apple e portarla al successo ci vuole un visionario, capace di anticipare il futuro e trasformarlo in costosi oggetti del desiderio tecnologico. E queste persone sono rare, molto rare.

I risultati sono sotto gli occhi di tutti, visto che la trimestrale è stata appena pubblicata: l’utile, su base annua, scende per la prima volta dal 2003, anno in cui venne introdotto iTunes.

Il motivo di questa caduta sta tutto nel rallentamento delle vendite dei prodotti di punta, iPhone e iPad: si fa sentire forte la concorrenza di Samsung, ma anche Google sta entrando pesantemente nel mercato e potrebbe erodere ulteriormente la fetta di utile che Apple riesce a portare a casa.

Gli analisti, dopo tutto, si aspettavano questa debacle: tutti i fornitori principali di Apple avevano segnalato, nelle settimane scorse, un crollo del fatturato a causa delle minori vendite. In pratica Apple non vende iPhone e iPad a sufficienza e quindi anche coloro che vendono componenti risentono fortemente della crisi.

A questo punto la poltrona di Tim Cook diventa ogni giorno più traballante: gli azionisti hanno bisogno di risultati concreti in termini di utili e di valore dell’azione. Se non ci saranno, probabilmente dovrà cercarsi un altro lavoro.

franco marini

L’Italia sta vivendo dei convulsi momenti: una classe politica assolutamente incapace non solo di governare ma probabilmente anche di rendersi conto di quale sia lo stato del paese reala sta trascinando tutti nel baratro. I cittadini comuni, invece, conoscono bene la situazione. Loro devono fare la spesa tutti  i giorni e non hanno indennità o rimborsi spese. Devono camminare per le strade sempre più insicure e non hanno la scorta. Devono pagare tasse sempre più alte e non hanno alcuna certezza di mantenere il proprio lavoro o, ancora peggio, il loro reddito se sono lavoratori autonomi o imprenditori.

E i cittadini esasperati vanno su internet, su Facebook, su Twitter, sui blog come quelli di Beppe Grillo e dei suoi tanti epigoni e seguaci per testimoniare la loro rabbia e frustrazione.

Alcuni hanno parlato di democrazia diretta, altri di tecnodittatura, altri ancora semlicemente di bar sport tecnologico. In effetti l’ultima definizione calza a pennello per la stragrande maggioranza dei discorsi di politica che si fanno su Facebook: zero approfondimento, di solito anzi si passa direttamente all’insulto contro tutta la classe politica.

Ma ci sono anche dei momenti in cui il sogno della democrazia sembra farsi realtà: pensiamo ad esempio alla grande mobilitazione di centinaia di migliaia di aderenti al Partito Democratico che hanno bloccato il tentativo di inciucio orchestrato da Silvio Berlusconi e incassata da Bersani che avrebbe portato Marini sul colle più alto. In questo caso centinaia di migliaia di cittadini si sono fatti sentire e sono riusciti a fare la voce così grossa gli stessi grandi elettori del Partito si sono spaventati e hanno dovuto fare marcia indietro. In questo caso non c’è stata una piattaforma di voto elettronico, semplicemente la Rete ha fatto da megafono, da piazza virtuale, per un intero popolo che proprio non capiva i propri dirigenti.

franco marini

 

L’inciucio che avrebbe portato all’elezione al Quirinale di Franco Marini è fallito per la sollevazione on line del Popolo Democratico

Ci sono poi i casi in cui si utilizza una piattaforma centralizzata che dovrebbe consentire una democrazia diretta compiuta. Pensiamo al commovente tentativo di Fare per fermare il Declino che sta cercando di rinascere dopo le deliranti bugie a ripetizione del fondatore Giannino. E pensiamo anche all’esempio più famoso, il Movimento 5 Stelle che ha organizzato proprio sul web le primarie per designare il proprio candidato al Quirinale, le cossiddette Quirinarie.

E’ evidente che in questo caso i dubbi sulla regolarità della consultazione sono più che legittimi. Per prima cosa hanno potuto votare davvero in pochi. In secondo luogo, la consultazione è stata annullata per una prima volta con il sospetto di un attacco hacker. Come è possibile che l’occhiutissimo team di Casaleggio si sia fatto sorprendere da un attacco? Probabilmente le consultazioni non stavano andando come Casaleggio aveva deciso e dunque ha deciso di ripeterle. Insomma, più che democrazia diretta nel movimento 5 Stelle vige la volontà dell’ennesimo Uomo della Provvidenza che dovrebbe risolvere i problemi dell’Italia. Peccato che tutti gli appartenenti a questa categoria (da Benito Mussolini a Silvio Berlusconi) di solito i problemi del Paese li hanno peggiorati (e di molto), non risolti.

google camp antivirus

Quando si naviga su internet ci si espone, in un modo o nell’altro, a numere minaccie: virus, malware, trojan horse, possono trasformare l’esperienza della navigazione in un vero e proprio incubo. Ecco perché è assolutamente necessario, quando si naviga, attivare un software antivirus e antimalware.

google camp antivirus

Non è un caso che quello della sicurezza è uno dei settori più ricchi e Google, che ormai sembra volersi occupare proprio di tutto, ha deciso di entrarvi. Pare  che il Moloch di Mountain View stia per lanciare CAMP che sta per Content-Agnostic Malware Protection.

In pratica si tratterebbe di un sistema intelligente, integrato in Google Chrome, che avrebbe l’obiettivo di proteggere il browser dell’utente da qualunque minaccia esterna in modo da rendere sicura la navigazione.

La tecnologia impiegata sarebbe all’avanguardia, con un sistema euristico in grado di analizzare i 3/ 4 dalle minacce potenziali direttamente in locale, trasferendo poi al server centrale la restante parte nel caso in cui non riuscisse ad effettuare un’analisi.

E’ doveroso dire che gli ingegneri di Google, avendo a disposizione risorse praticamente illimitate ed essendo sicuramente i migliori sulla piazza, fanno sempre lavori eccellenti, quinsi sicuramente la navigazione su Google Chorme sarà, fra poco, molto più sicuro.

E’ evidente che si tratta di un primo passo per riuscire poi a entrare nel lucroso mercato degli antivirus, Google ci ha ormai abituati alle sue strategie vincenti.

Praticamente Google fa di tutto: dalla ricerca, alla pubblicità, ai telefonini, agli antiviurs. Le antitrust si muovono con lentezza esasperante quando dovrebbero agire da subito, per evitare che l’eccessiva concentrazione di potere nello stesso player distrugga la possibilità di guadagno per tutti i concorrenti.

account google

Ormai ognuno di noi ha un piccolo o grande patrimonio di informazioni, di varia natura, su internt. Pensiamo alle tante foto che carichiamo online, alle mail, ai dati conservati sui servizi di cloud computing.

account google

Che cosa succederà a questi dati e queste mail dopo la nostra morte?

Ebbene, fino ad ora queste informazioni andavano perse. E’ famoso il caso dei genitori di un valoroso soldato americano, caduto combattendo in Iraq, che avrebbero voluto accedere dopo la sua morte alla sua casella email, ospitata da Yahoo.

Il sito però si oppose in maniera ferrea a questa pretesa ed ebbe ragione anche dalla giustizia americana: più che del diritto dei genitori ad ereditare i beni del figlio in questo caso valeva il diritto alla privacy del militare.

Se la giurisprudenza è ancora indietro, ci pensa Google a suggerire una soluzione. Il popolare motore di ricerca ha annunciato che da oggi sarà possibile specificare che cosa fare dei dati conservati in un account Google in caso di account inattivo. Sarà possibile indicare una persona a cui assegnare l’account (in una sorta di versione 2.0 della successione testamentaria) o semplicemente decidere di distruggere tutti i dati.

Ovviamente Google invierà una mail (o un sms) prima di procedere ad un processo così radicale come la cancellazione di un account o la sua assegnazione ad un’altra persona. Questo processo non verrà innescato necessariamente dalla morte del proprietario ma anche semplicemente dalla sua inattività.

Insomma, se ti prendi una pausa da internet Google se ne accorge e potrebbe chiuderti l’account…

digital divide

Si parla molto negli ultimi tempi dei problemi che affliggono l’Italia ma stranamente non si parla quasi per nulla di nuove tecnologie. Dopo le norme pro-startup del decreto sviluppo (norme, è bene ricordarlo, che non hanno alcun effetto pratico ma servivano solo a fini propagandistici) praticamente più nulla è stato fatto o almeno detto a riguardo dello sviluppo della rete in Italia.

digital divide

Internet è una grandissima opportunità di sviluppo: una grande chance per creare ricchezza e valore ad alto valore aggiunto, quindi non precario e non sottopagato, che molti paesi stanno sfruttando per risolvere la crisi economica.

In Italia, invece, c’è il silenzio. E i risultati si vedono. Una classifica molto affidabile, stilata dal World Economic Forum parla chiaro: l’Italia è indietro molto indietro.

In particolare il rapporto, denominato Global Information Technology Report 2013 ha stabilito che il nostro paese si trova al cinquantesimo posto nel mondo per quanto riguarda la penetrazione di internet e le nuove tecnologie.

Al primo posto la Finlandia che investe moltissimo nelle nuove tecnologie e proprio grazie alle nuove tecnologie è riuscito a diventare uno dei paesi più prosperi d’Europa, malgrado il clima avverso e la scarsità di materie prime. Giusto per aprire una parantesi, basta ricordare la storia della Nokia che da azienda che vendeva legname è diventata uno dei player più grandi del mercato delle tecnologie.

Al secondo posto della classifica troviamo Singapore, altro paese che ha fatto dell’eccellenza tecnologica un volano per lo sviluppo.

L’Italia come detto si trova al cinquantesimo posto, superata persino da paesi come il Montenegro e il Portogallo. Probabilmente non era necessario nemmeno questo rapporto, che si basa sulla valutazione accurata di più di 50 parametri, per capirlo. Basta dare un’occhiata, giusto per fare un esempio, alla copertura dell’ADSL. E ancora più significativo è che quando l’ADSL nominalmente c’è (e si paga!) poi non funziona bene.

internet italia

Abbiamo molta strada da fare: il governo dovrebbe immediatamente mettere in atto interventi concreti per il rafforzamento della rete di comunicazione, per la banda larga, per lo sviluppo di aziende innovative. Solo così potremmo recuperare il digital divide e trasformare internet in una fonte di lavoro e ricchezza per il paese.

Dimenticavo che in Italia un governo non ce l’abbiamo neppure…

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